Donne dell'altro mondo: La ragazza di Ipanema

 

Cammino sulla spiaggia, all’alba di Copacabana.

Piedi in bagnasciuga.

Ed ogni orma lasciata alle spalle è sabbia che il mare senza memoria di Rio renderà piatta.

Al largo disegni di nuvole rosacceso su azzurro cielo.

Cammino sul fresco dell’aurora ed il silenzio intorno è la coperta con la quale il carnevale chiassoso si addormenta per poche ore.

Eccola arrivare al nostro appuntamento.

Puntuale come gli applausi al tramonto da Ipanema.

Rosario, la mia Rosario.

Spuma di mare sui capelli corvini come la sua pelle…lunghi come le onde che le bagnano le caviglie che mi vengono incontro.

Dai passi leggeri che quasi non lasciano impronte…come una notte di note di bossa perse tra la birra ed il chiacchiericcio dei cento archi notturni di Lapa. Cammina danzando sui miei desideri ed il pareo che l’avvolge segue il vento verso l’Avenida Atlantica come una bandiera d’onde bianche e nere d’una piccola barca al largo di Búzios.

Rosario…ancora pochi passi e già il suo profumo si sente sotto quello del mare…odora di maracuja e cose buone.

Rosario…labbra di carne sudamericana e naso dritto e perfetto che solo l’Africa sa regalare.

Si avvicina e la guardo negli occhi grigio-verdi color forma di giaguaro…una capoeira di sensazioni profane.

Mi guarda come se vedesse l’alba per la prima volta…il petto si alza e respirando dice:

“Eu cheguei!”.

Esito, un istante ancora, con i pensieri persi tra il suono del mare, col vento incastrato tra i suoi capelli e penso a quando l’ho vista la prima volta.

Coperta di suono assordante di tamburi e samba frenetica…una dea della Terra scura che ballava nel sudore delle notti torride di Febbraio.

Rosario ha sguardi riflessi come le lagune sotto il Pão de Açúcar e sorrisi ampi e benevoli che sovrastano i cattivi pensieri come il Cristo Redentor fa sulle preghiere delle favelas di Rio.

Quando racconta, ha mani musicali che danzano e accompagnano le parole come accordi di una canzone di Jobim.

Ha la voce calda e profonda che darei all’estate del Tropico e ad un libro di Coelho.

La guardo nel profondo del suo mare d’occhi e poi, insieme, giriamo la testa verso il sole che esce dal mare per respirare la prima boccata d’aria di questo giorno. Una striscia di scintille d’oro riflesse dall’orizzonte fino alla sua pelle. Bronzo color peccato.

“Você chegou!”

“Eu Também. Agora nós estamos aqui. Chegamos.”

Allungo una mano e lei la incontra.

L'avvicino d'un passo sulla sabbia, un'orma in più lasciata alle spalle e, prima di baciarla, vedo i suoi occhi verdi riflettere di luce…poi tutto sa di maracuja e cose buone, di saudade e alegria, di São João Batista e Sambodromo.

Pensando ad occhi chiusi e vento caldo sulla pelle: “Ela chegou.”

“ Minha garota de Ipanema.”.