Primavera d'altroquando!

 

Mi ricordo quando ti ho vista per la prima volta...mi fermai sotto gli ulivi di Smirne a ripararmi dal sole...a cantare e raccontare delle storie del mondo...di Atene e Larissa, di Sparta e Micene, eado di corde di cetra...

...e le ragazze che portavano l'acqua erano rapite negli occhi ai miei racconti dal sapor salato di mar Egeo...

...e sorridevano di occhi di sole...

tu mi camminasti accanto ed il tuo peplo biancandido era di pieghe leggere e di velo fermato dalla fibia sulla spalla.

I capelli neri raccolti in trecce e fermagli...all'uso del tempo...due ciocche di lato appositamente lasciate dalla malizia.

Mentre andavi, i tuoi sandali si fermarono di colpo e girasti il viso su di me.

Ferma ad ascoltare il mio canto che parlava di Orfeo e del suo amor perduto Euridice.

Chiudesti gli occhi portandoti le mani chiuse sul petto ed il sole rifletteva sui tuoi pensieri, scaldandoli.

Riapristi gli occhi e ti avvicinasti a me.

Alzando una mano strappasti un rametto d'ulivo con appesa una bella e grossa oliva matura ...la mangiasti e mi donasti il nocciolo chiudendomi il palmo con il tuo. Non ti rividi più se non di spalle.

Io Rapsodo e tu Sacerdotessa che uomini proteggi.

Sulla strada che da Rennes portava a Parigi, camminavo nell'aria gentile dell'autunno di foglie di bosco bretone e mi fermai nella piazza di un villaggio in festa per la vendemmia a cantare di visioni di crociate e Saraceni, di amor normanno e siciliano...menestrello di corde liuto...

...e le ragazze che portavano le ceste dell'uva si fermavano ad ascoltare i miei racconti cantati e bagnati di sabbie e terre lontane...

...e suonavano di mani che applaudivano...

ed il profumo del tuo vestito di damasco e lunghe maniche rosa e bottoni preziosi mi passò vicino...con passi di lino puro.

Capelli castani irretiti da un intreccio di nastri di perle...due ciocche di lato appositamente lasciate dalla malizia.

Scendevi lenta le scale della piazza tenendoti i lembi del vestito con le mani e mi guardasti guardarti arrivare.

Dal mio sacco di lingua romanza tirai fuori Calendimaggio e ti avvicinasti.

Chiudesti gli occhi portandoti le mani chiuse sul petto ed il caldo vento della Provenza parlava in lingua d'oc al tuo cuor d'oil. 

Lessi sulle tue labbra di rosa carnose i sussurri di un lontano canto greco e con gli occhi pronunciasti sguardi di intesa e di palmi chiusi.

Non ti rividi più se non di spalle.

Io Troubadour e tu Dama di ricchi mercanti.

Camminavo per la brughiera d'inverno gallese e guardavo l'oceano verso il nuovo continente di cui si parlava, verso cui tutte le navi partivano...entrai in una grande locanda, coperto di mantello e fame che pagai con canti arturiani e racconti britanni...scaldo d'arpa celtica...

...e le ragazze che portavano da bere e da mangiare cantavano allegre i miei versi bretoni di gesta eroiche e platoniche...

...e scaldavano di voce le nevi norrene...

quando entrasti le voci si spensero come candele nel vento e sotto il cappuccio pesante si schiusero due lampi verdesmeraldo come il vestito di velluto ricamato.

Capelli biondofulvo tenuti in una cascata di fiamme oro...due ciocche di lato appositamente lasciate dalla malizia.

Avanzavi verso il centro e ti voltasti appena a guardarmi in silenzio.

Cantai di Tristano ed Isotta, di perduto amor d'Irlanda e Cornovaglia.

Chiudesti gli occhi portandoti le mani chiuse sul petto e la tempesta di neve del freddo Nord coprì tutti i pensieri di bianco.

La tua bocca si mosse appena.

Cantavi di storie romanze vecchie di quattrocento anni e nelle tue iridi ogni segno era un anno passato ad ascoltare il tempo.

Non ti rividi più se non di spalle.

Io Bardo e tu Druida celta.

In altri colori ho visto i tuoi occhi e la tua pelle cambiare, d'ebano e di latte.

Di capelli lisci e ricci ho visto le spalle coperte ed in tutti i modi acconciati...ho cantato per te e di te in altre lingue e in terre lontane...di deserti e metropoli...di rivoluzioni e restaurazioni...di magie e tecnologie.

Ancora ti canto e ti descrivo...ancora sei lontana...ancora ti avvicino.

"Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti."

...il tempo mi canterà in quale terra premere il seme d'ulivo

che ancora porto nel mio palmo da quel mattino d'estate.