La stagione delle Nebbie: Atto II°-L'incontro
Si abbassano le luci del presente. Va in scena il passato.
E le corde dei pensieri aprono lente le tende della bruma.
Pesanti e polverose tende rosse nel teatro del passato.
"Queste, per voi, si apriranno ogni settimana del mese. Non Mancate!".
Aria leggera umida d'Arno e immaturità.
Luce primestiva che taglia la piazza piena di ragazzi e fili d'erba sdraiati al sole.
Voci di auto e di tram a due passi dal centro e dalla stazione.
Foto senza flash e turisti, come paparazzi inopportuni sui miei diciassette anni.
Capelli di foglie d'autunno e gonna di giri leggeri.
Mi passi accanti come il profumo delle rose che accarezza il vento di Maggio.
Mi volto. Ti volti. Ritratto d'Irlanda e respiro in sospensione.
Ti porto una goccia di coraggio. Mi porti uno scrupolo di sorriso. E il tempo divenne noi.
Vento tiepido sul viso, senza peso come la fortuna.
I giorni come pollini leggeri posati sul cuore. Una sottile polvere gialla di leggerezza. Tiepido e dolce.
Insegnasti, a questo cuore analfabeta, a parlare ai silenzi condivisi. Di lettere e parole.
E le passeggiate sulle luci del fiume di sera erano piccole candele tremolanti poggiate sul parapetto da cui guardi i sogni.
Un seme piantato dentro i confini del tempo.
Dita intrecciate alle promesse. Di verde in verde d'occhi. Un bacio lungo un arrivederci.
Le distanze allontanano i corpi ed avvicinano i pensieri. Per coprire lo spazio tra noi.
E i sentimenti volano pesanti, come elefanti sulle spalle di parole di libellule rosse instancabili.
Oblitero il biglietto per il treno dei ricordi.
Ricordo: Ritorno del corpo. Vita di Sud. Mondo troppo piccolo per sogni aspiranti da gigante.
Toccata e fuga e nessuno lo seppe. Una lettera lasciata alla porta.
Squillo di telefono:"SI?"...Silenzio d'ascolto..."Mi spiace. Sono il giorno otto!"...parole di marmo nero...
Il tempo è finito.
Il tempo è iniziato.
Il tempo non ha più importanza.