Donne dell'altro mondo: la Neva a San Pietroburgo.
Dalle calde finestre della veranda circolare tra Nevsky Prospekt e Malaya Sadovaya la vedo uscire dall'Eliseyvev Emporium per tornare a casa con dei pacchetti. Tutto è di neve e colbacchi e le orme, a San Pietroburgo, sono briciole da seguire per arrivare al caldo prima che venga il freddo.
Preparo il samovar sul fuoco, sul rumore della porta che si apre.
La neve cade lenta sulla città, sulla fortezza e sulla cupola d'oro di sant' Isacco e lentamente tutto rallenta nella piazza del palazzo d'inverno...tutto resta in ascolto della sua voce.
La sento camminare sul legno, mi sporgo e la vedo, in giacca e colbacco bianco, ed i suoi occhi di celeste cristallo e i capelli lisci e neri sono pennellate a tinte delicate a contrasto di pelle di latte di Chagall...
Si spoglia, mi da un bacio con le sue labbraccuore di rosa morbida..."Dobroye utro!"...."Dobroye utro koshka!"
Con sguardo di gatta va via nel silenzio a cambiarsi.
Nastassja sa di neve dolce e ha voglie colorate come le cupole dell chiese di San Basilio e del Salvatore.
E' una Notte Bianca di Dostoevskij nel cielo notturno dei miei desideri estivi ...un crepuscolo eterno, mezz'ora di buio, nel cuore della notte dei pensieri...ha mani dalle dita lunghe e curate a specchio come le primavere riflesse sul lago Bajkal e sogni smisurati come la vastità della Russia, tra le tundre perenni bianche della Siberia e i deserti instancabili di Shojna...
Ha la voce vivace di piano di Rachmaninov e decisa di violoncello di Rostropovič...la sera sussurra frasi lunghe e concrete di racconti di Puškin.
Nastassja annoda i capelli con calma come speranze che camminano leggere ed ansiose sulla Neva ghiacciata in Gennaio e ha occhi di parole sincere come l'ambra vera del Baltico.
Nastassja è un romanzo di Tolstoj da leggere fino all'ultima lunga pagina e un racconto di ciliegi di Čechov.
E' un fiume lungo è navigabile come il Volga e una pianura sterminata senza ostacoli nel cuore dell'Asia.
Nastassja è nel nome, la mia Risurrezione, il mio Hermitage!
E' una poesia di Anna Achmatova.
Le porto il thè caldo e lei ci si scalda sempre le mani prima di berlo mentre mi guarda con sorriso di chi la sa più lunga...poi mi prende la mano e mi porta sul letto, mi sdraia e mi spoglia...si toglie i vestiti...tutti...si siede su di me a gambe aperte e si china nuda su di me, romantica come i tramonti dal ponte Dvorzovyj in primavera e, con respiro liscio come il battello sulla Neva in estate, dai ponti alzati, mi appoggia un piccolo pacchetto sul petto e dice:
"Solnyshko moyo, tee ma-ya sud'-ba. O svoyey iyubvi ya gotov slagat' legendy!"